Le “grotte” di Catullo

Curae mea gaudia turbant
cura dapes sequitur, magis inter pocula surgit,
et gravis anxietas laetis incumbere gaudet.
(Carmina Einsidlensia, II, 1-3)

I resti della villa romana, denominata "Grotte di Catullo" si trovano all'estremità della penisola, in un punto spettacolarmente panoramico, e sono raggiungibili a piedi - 1 km. circa dal castello scaligero - oppure, da aprile a ottoble, col “trenino delle Grotte” (elettrico, già dagli anni '60), che parte dal piazzale antistante le terme Catullo.

Perché “grotte”?

«La denominazione di "Grotte" risale al XV sec. quando ai primi cronisti -viaggiatori apparvero queste "caverne" in parte crollate e ricoperte da vegetazione; il primo ad attribuirle a Catullo fu il giovane cronista veronese Sanudo e questa sua teoria fu sostenuta nei secoli successivi da vari scrittori.»

L'imponente sito archeologico delle “Grotte”, «oltre a rappresentare la testimonianza più importante tra i ritrovamenti del periodo romano in territorio sirmionese, è considerato l'esempio più grandioso di villa romana rinvenuto nel nord Italia.»

Caio Valerio Catullo, nato verso l'87 a.C. e morto nel 54 a.c., apparteneva alla ricca famiglia veronese dei Valeri e possedeva sicuramente una dimora a Sirmione, benché non sia provato che la sua villa si trovasse proprio in questa zona.

le “grotte” dall'alto

I primi studi dei resti della villa sono stati effettuati nel 1801 da un generale di Napoleone. Successivamente il veronese Girolamo Orti Manara diede inizio agli scavi, facendo ulteriori e più attente ricerche, pubblicate nel 1856, correlandole con planimetrie.

La Soprintendenza iniziò gli scavi e i restauri nel 1939/1940; da alcuni anni sono in corso altri studi e rilievi che hanno fornito nuove indicazioni sulla planimetria e la cronologia delle varie fasi di costruzione.

Il complesso archeologico, portato alla luce solo in parte, copriva un'area di circa 20.000 metri quadrati.

La grande villa, al di sotto della quale sono state rinvenute strutture del I. sec. a.C., risale agli inizi del I. sec. d.C. e si ritiene possa essere appartenuta ad un esponente della famiglia dei Valeri, divenuto console nel 31 d.C. Non si conosce l'esatto periodo ed il motivo del declino della villa; il ritrovamento di tombe, sia all'interno che all'esterno dell'edificio, risalenti al IV - V sec. d.C. indica però che in quel periodo era sicuramente già stata abbandonata.

La particolare conformazione del terreno, in parte roccioso, rese necessaria la costruzione di numerose sostruzioni, creando così dei vani, utilizzati probabilmente come locali di servizio della villa.

Il piano nobile, adibito ad abitazione, è il più danneggiato. Si sviluppava intorno al grande giardino-peristilio, con le zone residenziali ubicate a nord e a sud; i lunghi corridoi terrazzati che correvano sui lati est ed ovest venivano probabilmente utilizzati per passeggiate-belvedere. L'ingresso principale si trovava sul lato meridionale ed immetteva al 3° livello, altri due ingressi a nord e a ovest servivano rispettivamente il 1° e il 2° livello.

Prima di iniziare la visita della zona archeologica si consiglia di visitare l'Antiquarium, a destra dell'ingresso. Il Museo espone, oltre alla pianta generale della villa, testimonianze fotografiche degli scavi e dei restauri e reperti particolarmente interessanti: mosaici pavimentali, oggetti in bronzo e ceramica, frammenti di stucchi e affreschi, una scultura raffigurante la testa di uno dei Dioscuri, e altri reperti.„