Sirmione in eta' antica

in età preistorica

Secondo quanto scrive E. Roffia (Soprintendenza archeologica della Lombardia) "la testimonianza più antica di frequentazione umana risale al primo neolitico padano (seconda metà VI-V millennio a.C.). Durante l'era del Bronzo (III-II millennio a.C.) insediamenti palafitticoli sono documentati lungo le sponde del lago (Maraschina, porto Galeazzi, San Francesco), ma rinvenimenti isolati dello stesso periodo si sono avuti anche in alcuni punti della cittadina ("Grotte di Catullo", lido delle Bionde, via Antiche Mura, giardini presso San Salvatore).

i Romani e Catullo

Come altre zone del lago, a partire dal primo secolo a.C. l'estremità della penisola diviene luogo di soggiorno prescelto da ricche famiglie veronesi, fra cui quella dei Valeri. Ad essa apparteneva il poeta Caio Valerio Catullo (87-54 a.C.), che in un carme canta la bellezza di Sirmione."

Sirmione fiore delle penisole e delle isole
(...)con quanta gioia ti rivedo
a stento credendo vero di aver finalmente lasciato
la Tinia e la Bitinia e di vedere te, al sicuro!

(...) Salve o bellissima Sirmione, rallegrati per il ritorno del padrone
e rallegratevi anche voi, o onde Lidie del lago,
e quanto vi è di ridente nella mia casa.

Alla fine del I secolo a.C. - inizi I secolo d.C. risalgono le due grandi ville romane, quella nota come "grotte di Catullo" e quella rinvenuta in anni recenti fra piazzetta Mosaici-via Vittorio Emanuele-via Antiche Mura.

le "grotte" di Catullo

le grotte di Catullo

La più famosa è comunque appunto la villa detta di Catullo, grandiosa costruzione dominante la punta estrema della penisola, dalla splendida vista panoramica su tutto il lago di Garda.

La villa "di Catullo" dice, certo, di una ricchezza e di una raffinato gusto (probabilmente appunto della famiglia dei Valerii, benchè i resti visibili quasi certamente non possano essere attribuiti a una villa abitata dal poeta), ma dice anche della profonda tristezza dell'età antica, un'età di vuoto e di attesa. La vastità dei corridoi e delle stanze denota appunto l'idea che lo spazio sia privo di un centro, privo di significato. I volti delle pitture romane confermano che l'umanità antica non era ancora pienamente consapevole di sè: l'uomo vi si rappresenta come una cosa accanto ad altre cose, non brilla ancora nei suoi occhi la scintilla della consapevolezza di essere "immagine e somiglianza di Dio", un soggetto quindi dotato di una dignità infinita, sotto lo sguardo premuroso e vicino, seppur esigente, di un Padre.
Quello che già l'architettura e la pittura ci suggerisce, del resto, viene detto esplicitamente dalla stessa parola di Catullo, poeta nella cui opera vibra una tragicità di percezione dell'esistenza:

Nobis com semel occidit brevis lux
nox est perpetua una dormienda

Particolarmente drammatico, notiamo, il contrasto tra la stupenda bellezza del luogo e il senso tragico che vi esprime la villa e la figura di Catullo. Tuttavia l'età antica esprime con intensità la domanda di significato, che è importante cogliere perché si possa appieno valorizzare la risposta: nulla è più inutile di una risposta a una domanda che non si pone.

Alla base della penisola correva la strada che univa le città romane di Verona e Brescia: presso Sirmione, probabilmente nella zona di Lugana Vecchia, si trovava una stazione di sosta per i viaggiatori, la Sermione mansio, documentata nell'Itinerario Antonino (III secolo d.C.).